La radio FM e lo Switch Off dell'analogico

Radio e radio

Eh sì, ci sono radio e radio ma tutte condividono una sola cosa: la passione di chi, quella radio, la fa. Sia questi un CB, un Radioamatore o uno speaker in una di quelle, che un tempo, si chiamavano "Radio Libere", cioè quelle piccole realtà, dove, lo speaker, lo fai per passione e non per uno stipendio più o meno alto.

Antenne trasmissione FM in un grande impianto

Ne sono rimaste veramente poche, di radio libere: ormai, da anni, non si "accendono" più nuove frequenze tra gli 88 ed i 108 Mhz e quelle esistenti sono diventate "oggetto di ricco scambio" tra le varie realtà radiofoniche, piccole o grandi che siano.

Tuttavia, un grosso interrogativo anzi, una vera e propria spada di Damocle, pende sulle frequenze della FM: si chiama, per usare un termine addolcito dalla lingua d'oltremanica, «switch off».

Switch Off è, nei fatti, lo "spegnimento" delle trasmissioni analogiche in quei 20 Mhz di banda dei 3 metri per il passaggio al famigerato "digitale" che garantisce prestazioni fantasmagoriche, riduzione dell'uso delle frequenze, qualità eccezionale e tante altre belle cose... trasmettendo, però, su frequenze molto più alte: gli accordi presi in sede europea per il DAB fanno riferimento, infatti, a fette di frequenza comprese tra 174 e 240 Mhz (in VHF) e tra i 1.450 ed i 1500 Mhz in UHF.

Da tecnico e considerato quanto successo con la televisione, mi chiedo se, veramente, sarà tutto così bello.

Preaplificatore microfonico

Non è che, spostandoci in macchina, in aree poco coperte o tra gli ostacoli della città, si ascolteranno quei fischi e crepitii tipici del segnale audio del digitale televisivo? Altro che qualità! Già vedo orde di artisti e cantanti del rock e pop degli anni 70 ed 80 passati a miglior vita, rivoltarsi nella tomba...

Ho voluto estendere questo mio personale interrogativo a Saverio, IK7IWF che, sostanzialmente, ha confermato le mie paure: «Per le stazioni broadcasting il discorso è diverso rispetto al mondo radioamatoriale, perché ascoltare la musica ed ascoltarla come si deve, implica necessariamente un segnale forte. Il sistema di trasmissione digitale dovrebbe -in teoria- implementare anche il fattore alta fedeltà, ma, in pratica, le cose sono ben diverse. Se da una parte si potrebbe dire che il sistema digitale elimina i problemi del rumore radio, dall'altra parte, invece, c'è comunque un limite di fedeltà determinato dalla campionatura. Per questo, ipotizzando un segnale sufficientemente forte da tenere alto il rapporto segnale rumore e l'uso di apparecchi perfetti per la trasmissione e per la ricezione, si otterrebbe sicuramente un livello di alta fedeltà migliore rispetto a qualsiasi sistema digitale. Altro punto interrogativo è su come funzionerà il sistema DAB sulle autoradio quando il mezzo è in movimento, cioè: come sarà l'audio dopo una perdita di vari pacchetti digitali?»

Switch Off e Radio Locali

Computer e mixer analogico

Altra domanda che mi pongo è se riusciranno a sopravvivere quelle piccole radio locali che oggi, grazie all'analogico, sono riuscite a ritagliarsi una realtà tale da rosicchiare ascolti più o meno consistenti ai grandi network nazionali. Certamente, i costi per essere presenti sugli slot digitali saranno ben diversi di quello di un ponte radio analogico... per avere una qualità sulla quale, si spera, non ci sia da discutere.

Sarà comunque un gran peccato... con un eventuale spegnimento della FM analogica andrebbe perso un capitale umano ed un indotto economico non da poco: i piccoli circuiti di radio locali in FM catalizzano ancora la pubblicità di tante piccole aziende che operano nei mercati locali.

Oltre a questo andranno perse esperienza, qualità, capacità e volontà di confronto in un settore molto competitivo ed ormai attivo da decenni, che sarà spazzato via, consumato immediatamente come neve al sole d'agosto.

Ma è davvero così?

Nei vari ambienti, tra cui quelli governativi, si parla di un anno limite, oltre il quale l'analogico non avrebbe più modo di esistere: il 2030.

Tra otto anni da oggi, le trasmissioni sulla banda dei tre metri in FM dovrebbero essere tutte spente a favore del nuovo "digitale delle meraviglie"; la pensa così anche la stessa RAI, che lamenta la mancata migrazione alle nuove tecnologie come frutto di uno strano pensiero ricorsivo: «Non si investe nel Digitale perché l'analogico ne assorbe le risorse e non si spegne l'analogico perché il digitale non è diffuso su tutto il territorio...»

Nella realtà dei fatti, leggendo le notizie diffuse da più parti, sembra che il 2030, più che una data limite, sia una data entro la quale, l'analogico sarà morto di morte naturale: cioè, la comparsa di nuove tecnologie, non ultima la diffusione della rete Internet e le sue velocità e capacità, ne avrà decretato la definitiva obsolescenza e la scomparsa, naturale, di tutti gli attori nel frattempo migrati, in tempi diversi, ad altri sistemi.

La registrazione di un episodio di un Podcast

Anche questo è, economicamente parlando, molto plausibile: i costi delle piattaforme tradizionali, tra l'altro molto "ibridate" con l'informatica, non saranno più sostenibili e si passerà al digitale... Mi sorge solo una domanda: digitale DAB o digitale Internet? Cioè, ci sarà la totale conversione ad internet di tutte le realtà attuali con nuovi servizi (ad esempio, il podcast) e palinsesti adatti al nuovo mezzo, certo più potente della tradizionale radiofrequenza?

Non trovando una risposta adeguata, ho voluto porre la domanda a Benny Palese, editore di Radio Skylab, una delle radio più seguite del Salento e presente nell'etere dal lontano 1977.

Radio Skylab in auto

Con il pragmatismo tipico dell'imprenditore navigato, la risposta è stata secca: «Difficile da arrivarci subito, ma prima o poi si arriverà», quasi a considerare inevitabile il passaggio. Ma quando potrebbe avvenire? Anche qui la risposta è stata lapidaria: «Tenendo presente che sono 32 anni che si aspetta la pianificazione delle frequenze in FM, dubito che la data del 2030 sarà quella giusta, ma la speranza è l'ultima a morire e, alla fine, chi vivrà vedrà...»

Come sempre nelle italiche cose, i «se» ed i «ma» evitano i cambiamenti, anche, e per fortuna, quando i cambiamenti potrebbero non essere così positivi come ci si voleva (e doveva) aspettare.

Personalmente, anche a causa di quell'affezione alla "radiofrequenza" ed all'analogico in generale, spero che la banda dei tre metri, o la 88-108 come tutti la conoscono, resti ancora per un po` a farci compagnia.